Renato Marino Mazzacurati (Galliera, 22 luglio 1907 – Parma, 18 settembre 1969) è stato uno scultore e pittore italiano di grande rilevanza, noto per la sua appartenenza alla cosiddetta Scuola Romana e per la sua capacità di attraversare, con sensibilità e intelligenza, le principali correnti artistiche del Novecento, quali il cubismo, l'espressionismo e il realismo. La sua visione dell'arte come mezzo per veicolare messaggi sociali e politici è uno dei tratti distintivi della sua produzione, unita a un'apertura mentale che gli ha permesso di restare sempre in contatto con le avanguardie del suo tempo.
Mazzacurati iniziò la sua formazione a Roma nel 1926, presso la scuola libera del nudo dell'Accademia, dove entrò in contatto con figure centrali della scena artistica romana come Scipione, Mario Mafai e Antonietta Raphaël. Con loro formò il gruppo che lo storico dell'arte Roberto Longhi definì "Scuola di Via Cavour". In questo contesto, Mazzacurati realizzò paesaggi e nature morte che ricordano il mondo pittorico di Giorgio Morandi, dimostrando fin da subito la sua capacità di assimilare stili e suggestioni diverse.
Negli ultimi anni Venti, lavorò come assistente del grande scultore Arturo Martini. Questo periodo segnò un punto di svolta nella sua carriera, portandolo a confrontarsi con il tema della rappresentazione umana, che divenne il fulcro del suo lavoro.
Nel 1931, Mazzacurati trascorse un periodo a Parigi, dove ebbe modo di studiare da vicino le opere di maestri come Cézanne, Matisse e Rodin. Fu qui che si avvicinò al cubismo, sviluppando una plastica neocubista caratterizzata da una costruzione a piani intersecati, capace di conferire alla materia una tensione ironica o una contrazione espressionista. Tuttavia, la sua riflessione sull'arte non si limitava alla pura sperimentazione formale: per Mazzacurati, la scultura doveva rappresentare l'uomo, la sua anima e la sua natura più profonda, in un dialogo costante con la classicità.
La sua sensibilità politica, profondamente radicata nella sua visione artistica, trovò espressione più compiuta dopo la Seconda guerra mondiale, quando aderì al movimento del "Fronte nuovo delle arti". Il suo stile si spostò verso un realismo amaro, in cui l’impegno civile e la coscienza sociale divennero centrali. Questo si concretizzò nel Monumento al partigiano inaugurato a Parma nel 1956, un'opera che impressionò Renato Guttuso, il quale elogiò Mazzacurati per la sua capacità di nutrirsi della cultura moderna e di ricollegarsi alla grande tradizione democratica dell'arte, da Géricault a Cézanne e fino al Rinascimento.
Nonostante la sua apertura verso le avanguardie, Mazzacurati mantenne sempre una posizione critica nei confronti dell'arte astratta, che considerava confinata al campo della decorazione e dell'artigianato. In una riflessione del 1958, egli stesso dichiarò: "A me piace scolpire figure e sono convinto che la figura umana sia il soggetto più impegnativo e interessante [...] Per me è impossibile concepire l'arte al di fuori dell'uomo e della natura".