Angelo Del Bon nasce a Milano nel 1898 e muore a Desio nel 1952. Allievo di Cesare Tallone e Ambrogio Alciati all’Accademia di Brera, manifesta fin da subito una chiara predilezione per la pittura ottocentesca, non quella convenzionale e oleografica dei “paesaggini con le caprette e i tramonti”, ma quella dei grandi maestri, come Daniele Ranzoni, Giovanni Carnovali detto il Piccio e Eugenio Gola, che ammira per la libertà del segno e per quella luce chiara capace di animare la natura, colmando “il divario tra la realtà e la sua traduzione nel sogno individuale dell’artista”. È all’interno di questa poetica che si colloca Rocca delle Caminate, opera appartenente alla collezione Iannaccone. Come scrisse Giampiero Giani, si tratta di uno dei suoi “liquidi paesaggi”, in cui i volumi sembrano dissolversi in una materia leggera, quasi impalpabile. Le costruzioni immerse nella vegetazione perdono consistenza e appaiono evanescenti. Il tocco pittorico varia: a tratti si fa lungo e fluido, altrove rapido e conciso, ma sempre guidato da un sentimento timido ed emotivo, che conferisce al dipinto una delicatezza profonda. Nel 1939 Del Bon partecipa con quest’opera alla prima edizione del Premio Bergamo, dedicata al paesaggio italiano. In seguito, il dipinto sarà rinominato Rocca delle Caminate n. 2, per distinguere la versione rielaborata dall’artista, che vi intervenne eliminando una scena di aratura in primo piano — visibile nella riproduzione pubblicata nel catalogo della mostra. Fa parte della Collezione Giuseppe Iannaccone anche Lo schermidore (1934).