Luigi Broggini nasce a Cittiglio nel 1908 e muore a Milano nel 1983. Frequenta l’Accademia di Brera, dove segue gli insegnamenti di Adolfo Wildt e Vitaliano Marchini. Nel 1929 soggiorna in Francia, a Parigi, per poi spostarsi in Belgio e in Svizzera. Nel 1932 si trasferisce a Roma, dove entra in contatto con l’Espressionismo della Scuola Romana. Nella capitale ha l’occasione di confrontarsi direttamente con le sculture dei grandi maestri del passato, esperienza che lo spinge a dedicarsi con passione al disegno. Ricordando quel periodo, scrive: “Disegnavo tutto ciò che la mia fantasia aveva filtrato cercando per quello scenario meraviglioso la più naturale delle trasposizioni. Monumenti, chiese, architetture, erano i personaggi di queste illustrazioni, ma soprattutto era il cielo di Roma che suscitava in me l’inebriante desiderio di favolosi disegni. Quel cielo che ho sempre sentito rosso […]”. Queste suggestioni si ritrovano in alcuni disegni della raccolta Iannaccone, come Paesaggio romano con figura sdraiata e Paesaggio romano con statua del Nettuno. Tornato a Milano, Broggini realizza una delle opere fondamentali della sua produzione: Testa di ragazzo, una scultura in bronzo raffigurante un giovane con orecchie a sventola. Questo personaggio sembra uscire dalle periferie di una metropoli di fine Ottocento, sospeso tra l’eredità della scapigliatura lombarda e la poetica dei fanciulli di Medardo Rosso.
Nel 1941, sulle pagine dell’“Emporium”, Attilio Podestà scrive: “Il 1935 segna una tappa importante, con il Bambino ammalato, di una dolorosa intensità, con il Bassorilievo, di una violenza agre e tormentata, e con il Ritratto di ragazzo esposto a Genova, opere che in un certo senso concludono le esperienze prime, intese con insistenza a liberare dalla sua sensibilità tormentata forme di una accensione lirica immediata e diretta”.
Negli anni successivi, Broggini prosegue la sua ricerca artistica concentrandosi sulla figura umana, sulle tensioni del tempo presente e sulla fragilità dell’esistenza. Nel 1938 realizza opere come Figura al sole e Ballerina, quest’ultima chiaramente influenzata dalla lezione di Arturo Martini e dalla poetica di Degas. La figura, in posa instabile e quasi sgraziata, perde ogni armonia classica: la pelle si trasforma in una corteccia di sporgenze e rientranze. Questo effetto materico e dinamico affascina Broggini, perché nel gioco di luce e materia può indagare il corpo umano nella sua totalità, restituendone la precarietà fisica ed emotiva.