Fabio Mauri (Roma, 1926–2009) ha vissuto tra Bologna e Milano prima di stabilirsi definitivamente a Roma nel 1957. La ricerca artistica di Mauri si articola in un intreccio complesso di questioni filosofiche, politiche e sociali, esplorando la condizione umana in rapporto al mondo, alla memoria e all’ideologia. Quale metodo di ricerca, l’artista introduce i celebri “schermi”, strutture ispirate al linguaggio cinematografico che definiscono uno spazio fisico e mentale. La loro valenza simbolica consente a Mauri di proiettare esperienze personali e riflessioni collettive, offrendo una chiave di lettura universale attraverso la stratificazione dei significati. In esposizione a Palazzo Reale, l’opera Natura & Cultura (1974) sintetizza questa poetica: al centro dell’opera, uno scatto documenta una performance del 1973, realizzata presso la Galleria Duemila di Bologna, in cui una bambina si spoglia e si riveste della divisa fascista. Questo gesto si configura come una metafora della tensione tra natura e cultura, tra spontaneità e ideologia, stimolando una riflessione sul condizionamento storico e sociale che plasma l’identità individuale nel corso del tempo. L’opera, così come l’intera ricerca di Mauri, analizza la stratificazione di simboli e immagini, trasformando lo spazio artistico in un luogo di indagine critica sulle dinamiche del potere e della memoria collettiva.