Shirin Neshat nasce 1957 a Qazvin, Iran e si trasferisce a New York nel 1983, dopo aver completato gli studi all’University of California. L’artista ritorna in patria soltanto nel 1990, anni dopo la Rivoluzione islamica del 1978-1979, che aveva comportato l’emanazione di leggi restrittive nei confronti delle donne a cui ora era permesso tenere scoperto solo mani e volto. Questo ritorno si rivela traumatico, così Neshat comincia ad immortalare e documentare la condizione della donna nel suo paese, dando vita ad un lavoro dalla forte carica attivista, che indaga l’identità femminile e restituisce dignità e valore alle donne. La pratica dell’artista iraniana è caratterizzata, sin dai suoi esordi, da soggetti audaci e provocatori: in una delle sue prime performance, Neshat utilizza armi reali unendole al velo tradizionale della cultura araba, sfidando le norme religiose e sociali. Tra le sue opere più significative troviamo Speechless, del 1996, parte della serie Women of Allah (1993-1997), ispirata alla poesia tradizionale arabo-persiana a cui Neshat è molto legata, e a cui spesso fa riferimento all’interno del suo lavoro. Nell’opera, la scrittura Farsi è direttamente incorporata nella fotografia, amplificando il dialogo tra parola, immagine e pensiero, e creando un’esplicita denuncia delle ideologie estremiste che governano il suo Paese.