Roberto Cuoghi

Modena, 1973

Artist's biography

Roberto Cuoghi è nato a Modena nel 1973 ed oggi vive e lavora a Milano. Incuriosito dalla sperimentazione, nella pratica artistica, utilizza spesso il corpo per interpretare trasformazioni di sé e degli altri. Questa idea non nasce inizialmente come una performance artistica ma da un bisogno più intimo e privato. In Collezione sono presenti quattro opere realizzate secondo tecniche differenti: F(XIXR)i è un ritratto fotografico del 2009 al musicista americano Arto Lindsay, protagonista del movimento 'No Wave' e figlio di missionari presbiteriani. Dopo essersi conosciuti e frequentati per un certo periodo di tempo, confidenze personali generano l'idea di immortalare il musicista come martire per aver evitato il lancio di una crostata al mascarpone e frutti di bosco, dunque del tutto indifferente agli effetti di un colpo di fucile da caccia in pieno volto. La seconda opera è un dittico, D+P(XIXA)mm, due immagini evanescenti che si guardano e dai quali emerge un autoritratto dell’artista. Cuoghi si mostra attraverso l’opera come sarebbe diventato se non avesse intrapreso la strada dell’arte, forse “un membro di una gang, un senza denti, un mostro muto, un uomo che vive ancora con la madre, un santo moderno, un intellettuale pretenzioso”. La scultura, che possiamo incontrare lungo i corridoi dello Studio Legale è stata realizzata nel 2012, SS(VIZ)c, ed è la prima scultura in ceramica dell'artista. Una rappresentazione del Dio Babilonese Pazuzu, di cui l'artista ha realizzato nel 2008 un ingrandimento statuario partendo dalla scansione dell'originale amuleto conservato al Musée du Louvre di Parigi.

Imbrogliato nella sua anatomia mediante l'incrocio e la fusione della faccia per 7 volte, il demone Pazuzu è qui imbarazzato, ancora una volta, nella sua funzione di amuleto. Sotto tiro è il principio di immanenza, per cui lo spirito del Demone penetra nella sostanza di ogni sua rappresentazione. Segnalando il difetto all’origine, l’alterazione anatomica intralcia l'incarnazione dell'idolo, e, di conseguenza, l'assimilabilità dello spirito alle proprietà dell'oggetto, una ceramica forata, la cui materia è perciò in parte assente. Da qualche tempo in collezione è arrivata anche un'opera unica, gelosamente custodita sulla scrivania del collezionista, SS(LXVP)c, rappresenta una piccola chela, dalla poetica complessa, frutto delle competenze da ceramista dell'artista che fa parte della serie Putiferio. Il nome deriva dall'omonimo progetto presentato nell'isola di Idra il 20 giugno 2016, presso la Deste Foundation Project Space. Questo progetto ha rappresentato per Roberto l'occasione di sperimentare inedite tecniche di cottura e colorazione della ceramica. Ha continuato a produrre opere della serie Putiferio fino al 2019.