Roberto Cuoghi è nato a Modena nel 1973 e ha studiato all’Accademia di Brera di Milano. Il lavoro dell’artista non si conforma a una specifica scuola di pensiero, poiché riesce a reinterpretare e padroneggiare diversi medium per creare opere di indiscutibile unicità. I temi di metamorfosi, identità e percezione del sé costituiscono una costante centrale nella sua pratica artistica. Una delle opere più conosciute dell’artista è quella che realizza all’età di 25 anni, quando comincia una sorta di “performance a lungo termine” interpretando il personaggio di suo padre e assumendo le sue caratteristiche fisiche: l’artista tinge i suoi capelli di bianco, prende peso, cambia la sua voce, e assume le abitudini del padre, creando una riflessione sul tempo e sula condizione effimera dell’identità. Esposta a Palazzo Reale, F(XIXR)i è un ritratto fotografico del 2009 del musicista americano Arto Lindsay, protagonista del movimento 'No Wave' e figlio di missionari presbiteriani. Dopo essersi frequentati, l’artista rappresenta il musicista nelle vesti di un martire che, nell’immagine, sembra aver appena schivato, rimanendo del tutto indifferente, il lancio di una crostata e il colpo di un fucile da caccia in pieno volto. L’altra opera esposta in mostra, dal titolo SS(VIZ)c (2012), è la prima scultura in ceramica dell'artista: una rappresentazione del demone Babilonese Pazuzu, che, attraverso l'alterazione anatomica e l’assenza di materia, riflette l’impossibilità dello spirito di coesistere all'interno della sua stessa raffigurazione.
In Collezione sono presenti anche SS(LXVP)c (2016), una piccola chela in ceramica dalla poetica complessa, e un dittico del 2010, D+P(XIXA)mm. Quest'ultima opera è costituita da due immagini evanescenti che si guardano e dai quali emerge un autoritratto dell’artista. Cuoghi si mostra attraverso l’opera come sarebbe diventato se non avesse intrapreso la strada dell’arte, forse “un membro di una gang, un senza denti, un mostro muto, un uomo che vive ancora con la madre, un santo moderno, un intellettuale pretenzioso”.