Aligi Sassu

Artist's biography

Aligi Sassu è nato a Milano nel 1912 ed è morto a Palma di Maiorca nell’estate 2000. Abbandonata definitivamente la giovanile esperienza futurista, Sassu si dedicò, a partire dal 1929, alla realizzazione di una corposa quanto fortunata serie, definita degli Uomini rossi, e popolata di centinaia di personaggi maschili ritratti in attività quotidiane, o desunti dalla mitologia. In questo gruppo di opere si afferma quella predilezione individuata da Raffaello Giolli per un “rosso incendiario e amaro, che ha il sapore del sangue, rosso che non canta, non squilla, non scalda, ma brucia e stupisce, è davvero per noi, qualcosa di vivo, una nota dell’anima, una ricerca di profondità”. Ambienti indefiniti o descritti sommariamente ospitano gruppi di giovani dalla fisicità esile e acerba, quasi sempre nudi, che Raffaele De Grada descrisse come “adolescenti che si ergono in un fondo vascolare con gli occhi fiammeggianti di chi ascolta la vaga voce di un oracolo che predice future verità”, individuando peraltro una “parentela” fra questi giovani corpi e gli “uomini nudi” dipinti nei medesimi anni da Scipione. Entrambi gli artisti stravolsero con le loro figure le regole dell’anatomia e si discostarono dal modello monumentale e muscoloso della fisicità novecentista. L’atmosfera sospesa e meditativa delle tele di Sassu rimanda a un’indagine profondamente esistenziale, a una ricerca dei sentimenti e degli stati d’animo più intimi dell’umanità, e dei suoi archetipi. “La sua mitologia non si risolve in un manierismo classico, né in un vaniloquio letterario, né in esteriorità. Ogni figura si trova governata da un’umanità presente a se stessa, cioè risolta nei confini dello stesso quadro”. In collezione Iannaccone vi sono oltre ai Dioscuri e agli uomini rossi del Concerto anche un nutrito gruppo di disegni nonché una tela del 1941 dal titolo Nu au divan vert molto cara al collezionista. Questo prorompente nudo femminile segna un momento di passaggio nella carriera di Sassu, che dal 1941 al 1948 si dedicò alla creazione di un ciclo ispirato alla celebre novella francese La Maison Tellier di Guy de Maupassant. L’opera offrì all’artista l’occasione per affrontare il tema della “casa di piacere”, interpretato come momento di svago di quella mondanità borghese precedentemente descritta nei Caffè. La presenza dei nudi nelle opere di Sassu si allontanava da qualsiasi intento moralistico, come dichiarò lui stesso: “Il mio punto di vista è [invece] la constatazione d’una condanna, d’una condizione umana degradante, dalla quale è possibile salvarci con l’umanità stessa delle creature”. Fra i suoi modelli figurativi si riconosce l’Olympia di Manet, da cui deduce il taglio diagonale della composizione. L’attitudine cromatica di Sassu si manifesta liberamente in questo dipinto, in cui l’artista si serve di una cromia fiammeggiante, e nel quale domina il rosso sanguigno del corpo.