Davide Monaldi

Artist's biography

Davide Monaldi nasce a San Benedetto del Tronto nel 1983. Il suo percorso formativo inizia al liceo artistico dove spinto dal suo insegnante di pittura, che gli consiglia di confrontarsi con altri artisti e di conoscere le realtà straniere, Davide Monaldi, oltre a studiare scultura alla Libera Accademia di Belle Arti di Roma, fa le sue prime esperienze all’estero, prima a Salisburgo, studiando un’estate con Ilya Kabakov, poi frequentando a Londra la Central Saint Martin School of Art and Design. Iscrittosi al corso per illustratori, Davide non abbandona la scultura e continua a coltivare un talento che deriva dalla sua infanzia. In sordina inizia a interessarsi alla ceramica, un materiale coraggioso, direbbero alcuni critici, considerando la terracotta come un’arte minore o al massimo applicata; e se è vero che da un lato la ceramica è conosciuta più per essere un’arte da soprammobili che da sculture, dall’altro necessita di tanta creatività, precisione, cura e sperimentazione. “È una cosa di cui sono soddisfatto, io non sono un virtuoso della tecnica, la mia è stata una missione, una volontà spinta dal desiderio di non delegare nessuno”.

La sua produzione artistica in rapporto alla materia si è evoluta nel corso del tempo, le prime opere sono un indagine precisa del proprio io, messa in atto in una serie di ritrattati sempre diversi: “Io sono il soggetto con cui sono a più stretto contatto, che conosco meglio, so quali sono gli elementi che mi definiscono e riesco a trasferire nei lavori emozioni che diversamente forse, non riuscirei a comunicare”. Successivamente la sua produzione artistica si è evoluta approdando a una ricerca più installativa, e più ironica nell’uso della materia, come nel caso degli Eleastici 2015, Carta da Parati 2015 e del Canestro da basket con uccellino 2013, opera, quest’ultima, entrata a far parte della Collezione Giuseppe Iannaccone.

In tutto questo, lo spirito delle sculture di Davide Monaldi non cambia, “Nelle mie opere ci sono sempre delle emozioni contrastanti. Non ci sono mai emozioni disperate né tantomeno completamente felici. Anche se mi approccio a un’opera in maniera felice, una vena di malinconia è sempre presente e viceversa. Non credo sia possibile realizzare un’opera che esprima un solo sentimento. Io mi sento così, qualsiasi sensazione è mitigata dalla sensazione opposta. La pura felicità si prova solo quando si è bambini, poi quando si cresce non si riesce più a provare un’emozione soltanto, assoluta. Sono così nella vita e sono così anche nel mio lavoro, un po’ agrodolce”